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lunedì 16 luglio 2012

ASSOCIAZIONE GROTTE DI SALE




ASSOCIAZIONE GROTTE DI SALE


Come si fa ad uccidere una impresa appena nata?

Basta che un giorno come un altro la burocrazia decida di provvedere ad una denuncia o ad una lacuna legislativa in un settore non ancora disciplinato con un provvedimento che colpisce tutti indiscriminatamente.

E così a due mesi dall’apertura della propria prima iniziativa imprenditoriale ed in un momento dove c’è chi perde il lavoro e ci sono tante realtà che chiudono, un’azienda sta seriamente valutando se continuare o chiudere definitivamente.

Già, vi domanderete, ma di cosa stiamo parlando?

Stiamo parlando delle Grotte di Sale. È un fenomeno che sta prendendo piede solo da pochissimi anni in Italia, anzi si potrebbe di re che siamo agli albori.

A cosa servono le Grotte di Sale? A respirare meglio. Si, proprio così, per respirare meglio e cioè per aiutare a risolvere con un azione non terapeutica le difficoltà di respirazione di tutti noi, grandi e piccoli, soprattutto nelle stagioni più fredde quando raffreddori e altro colpiscono le vie respiratorie di tutti noi indiscriminatamente.

E cosa si fa? Si entra all’interno di una stanza completamente ricoperto di sale (pareti, cielo e pavimento), ci si rilassa su delle sdraio per circa 40 minuti mentre un macchinario non medicale micronizza il sale all’interno dell’ambiente (la grotta di sale).

Ad oggi non esiste nessuna disciplina medica in materia emanata dal ministero della salute; esistono però delle norme generali relative ai dispositivi medici che addirittura risalgono al 1993 (in termini di direttiva comunitaria, Direttiva 93/42) e al 1997 (in termini di legislazione nazionale, d lgs. 46/97 in attuazione della direttiva comunitaria).

Oggi non sono tante le Grotte in Italia ma quelle che ci sono stanno seriamente rischiando di chiudere e praticamente tute hanno AUTOSOSPESO la propria attività.

Questo perché il ministero della salute il 30/04 scorso ha prodotto una lettera (la 0029517-P) non pubblica e indirizzata agli organi esecutivi territoriali (NAS) per bloccare le attività di queste Grotte. Al momento sono state eseguite già diverse chiusure e soprattutto SEQUESTRI in Italia e in alcuni casi comminate anche delle ammende (alcune molto salate).

Ma ogni chiusura o sequestro è sempre avvenuta per motivi diversi dalle altre; e nessuno conosce il contenuto di questa fantomatica lettera del 30/04.

Fatto sta che i NAS quando si presentano la applicano con una propria libera interpretazione che può cambiare da zona a zona e alcune volte può portare anche a lasciare aperta l’attività quando in altri posti si procede invece al sequestro.

Nessuno di noi conosce il contenuto di questa lettera neanche il nostro fornitore nazionale che ha importato i macchinari dal produttore lituano. I macchinari sono tutti forniti di idonea certificazione per la loro destinazione di uso.

Sappiamo però che:

  1. Quando si presentano, i NAS procedono almeno al sequestro del macchinario bloccando di fatto l’attività dell’esercizio ed in taluni casi interrogano in caserma o sul posto anche i CLIENTI della grotta. Se non dovessero trovare i clienti reperiscono i numeri di telefono , li chiamano a CASA e li invitano in caserma.
    Ad oggi continuiamo a chiederci cosa mai stiamo facendo di male?
  2. Contattato, il ministero della salute non ha fornito indicazioni ulteriori né le motivazioni che rendono immediatamente esecutiva la lettera. In genere ci si aspetta che in questi casi l’organo competente inviti l’esercente ad adeguarsi entro un lasso di tempo per poi far partire le verifiche. In questo caso no, si blocca, si sequestra l’attività e si applicano ammende all’imprenditore, ovviamente TERRORRIZATO dalla situazione.
E stiamo parlando nella stragrande maggioranza dei casi di attività iniziate da pochi mesi e in cui sono state investite già migliaia di euro in fase di avviamento.

Visto il fenomeno nel totale, si parla di milioni di euro già impiegati da centinaia di persone: chi utilizzando i sacrifici di anni di lavoro e risparmio, chi ottenendo i prestiti dalle banche o da altri soggetti.

Stiamo parlando di famiglie, tante, che hanno creduto in questo progetto e che hanno creduto nel fornitore nazionale che, va detto, si è già incontrato con la maggioranza degli acquirenti e hanno concordato un piano di azione.

Al momento la stragrande maggioranza degli esercenti non ancora visitata dai NAS ha deciso di staccare il macchinario e non esercitare più l’attività nell’attesa che il ministero contattato dal fornitore fornisca indicazioni e spiegazioni più dettagliate su quanto sta avvenendo e su come eventualmente procedere per l’adeguamento degli impianti.

Nel frattempo che i centri sono chiusi, per molti (soprattutto chi ha aperto da poco) questo vuol dire sopportare solo costi: affitto dei locali, utenze, spese amministrative, canoni di eventuali finanziamenti e così via...

E se nel breve non dovesse partire nessuna iniziativa dal ministero, molte di queste realtà saranno costrette a chiudere definitivamente: e poi si dice che in Italia non si fa impresa e nessuno, neanche i giovani, vogliono investire.

Tutti noi crediamo ancora oggi al nostro investimento che per noi ha più il sapore di un progetto di vita di un modo diverso di vedere il proprio piccolo mondo.

Non è giusto ammazzare una idea imprenditoriale per l’interpretazione non sempre unanime di una ordinanza neanche pubblica.

Non è giusto giudicare iniziative del genere solo per valutazione approssimativa come credo sia avvenuto.

I nostri clienti sono tutti soddisfatti: abbiamo spiegato loro cosa onestamente sta avvenendo e perché molti di noi hanno scelto di sospendere l’attività in via precauzionale. Molti ci hanno invitato e spinto ad andare avanti in questa battaglia perché hanno apprezzato la serietà del nostro impegno e hanno condiviso con noi la visione del nostro progetto, ma soprattutto perché hanno “toccato con mano” il benessere alla propria persona che queste attività hanno prodotto.

Per questo motivo vi chiediamo di considerare la possibilità di dare visibilità a quanto sta avvenendo alle nostre imprese e alla nostra visione progettuale.

Uno Stato serio non può spazzare via una idea solo per mere questioni di burocrazia irrazionale.


Articolo 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro




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